Sito nato il 16 marzo 2006                                                                                                                                                                   Pagina aggiornata: sabato 13 settembre 2008


HomeIl ProgettoMondo RadioChi siamoPartecipateContatti

Ascolta la nostra Web Radio

Radio Studio Giovani - Caltanissetta

    di Giuseppe Dacquì


In collaborazione con


 

Indice

Storia

Storia della radio

Elenco radio 1976

Programmi disponibili

Radio Off-line

Dicono di noi

I Pirati delle radio

Le "nostre" radio

Links

Software audio

Lettere a Broadcastitalia

Blog



Un programma di Radio Studio Giovani

Intervista all'allenatore della locale squadra di calcio


Photo Gallery di RGS


 

I dischi di quell'estate:

Umberto Tozzi:
Ti Amo

Umberto Balsamo :
L'angelo Azzurro

Battisti :
Amarsi un pò

Collage:
Tu mi rubi l’anima

Claudio Baglioni:
Solo

Pooh:
Dammi solo un minuto

Alunni del Sole: ’
A canzuncella

Renato Zero:
Mi vendo

Roberto Soffici:
All’improvviso l’incoscienza

Marcella:
Abbracciati

Giardino dei Semplici:
Miele

Santo California:
Monica

Cugini di Campagna:
Conchiglia bianca

Gianni Bella:
Io canto e Tu

Bottega dell’Arte:
C
he dolce lei

Angelo Branduardi:
La fiera dell’Est

Roberto Vecchioni:
Samarcanda

Juli and Jiulie:
Poesia d’amore

Panda:
Voglia di morire

Gianni Nazzaro:
Me ne vado

Donna Summer:
I feel love

Santana:
Moonflower

Amanda Lear :
Tomorrow

Maynard Ferguson:
Gonna fly now

Matia Bazar:
Solo Tu

 

IL RINTOCCO DELLE NOVE

di Giuseppe Dacqui

Impiegavo pochi minuti per percorrere quel centinaio di metri che separavano casa mia dalla Radio.

Tutto di corsa per arrivare prima che l’orologio della Matrice suonasse le nove. Ogni giorno salivo in fretta le due rampe di scala che mi portavano alla sala trasmissioni. Già le scale, luogo d’incontro di piccoli e grandi amori, di amori appena accennati, nascosti e talvolta mai svelati.

Quei cartoni grigi, contenitori per uova, attaccati sui muri per insonorizzare le stanze, il profumo dell’estate che si avvicinava, le dolci note della musica degli anni sessanta e settanta con Battisti, Cocciante, Baglioni a dominare la scena.

Una spinta al pulsante del contatore generale, il rintocco delle nove, la gazza ladra rossiniana che apriva le danze dell’intensa giornata.

Era un buongiorno con musica ed oroscopo, non sempre fresco di giornata. Riciclavo i pensieri astrologici e li rimescolavo. Quello che il giorno prima era detto per l’Ariete, l’indomani lo appioppavo allo Scorpione: l’arte dell’arrangiarsi ! Tanto chi ci ha mai creduto ?! Frasi di stile scritte per milioni di persone: “le stelle oggi sono con voi”; che grande presa per il culo !

Tutto al buio per concentrare i pensieri o forse per isolarsi e stabilire il contatto immaginario con la gente senza volto e senza nome che ti ascoltava mentre sonnecchiava, mangiava o parlava.

La finestra sulla Via Cuba ermeticamente chiusa fino quando Aldo Lalumia  sborbottando l’apriva per puntare dritto al balcone della sua amata, poi diventata moglie.

Novantatre/undici/quaranta fu il telefono caldo e il motivo dell’estate. “La RSG? Devo fare una dedica”. Gioacchino Ricotta e Luciano Difrancesco ogni giorno alle quattordici  faticavano, non poco, a selezionare e a leggere in presa diretta le centinaia di dediche che pervenivano.

Chi sarà stato mai quel Sagittario che impazziva per l’Acquario ? Si somigliavano tutte le dediche anche se qualcuna, ogni tanto, usciva fuori dal coro. E chi se le ricorda ormai; è più facile, invece, risentire gli odori ed i profumi di quei giorni senza pensieri. Le immagini scorrono sul grande schermo dei ricordi: la radio vista da dentro poichè l’ascoltavo raramente fuori. Vivevo lì, come il pianista sull’oceano. Non una leggenda, per carità, ma un modo di vivere i begli anni dell’adolescenza.

Eh sì, bisognava arrivare prima del rintocco delle nove anche se diversamente non sarebbe successo nulla, proprio nulla. Ma alle nove bisognava iniziare per dimostrare una certa professionalità tutta da divenire. Così almeno restava la puntualità anche durante la giornata per i successivi programmi. Si andava avanti a pane, amore e fantasia. Come era buono il panino con la mortadella che a metà mattina mi portava affettuosamente Cettina Gibaldi. Mi trattava come un fratello maggiore, Lei così piena di sapienza e saggezza, brava nel condurre ed a smussare le tensioni. Un duo perfetto con la mingherlina Silvana Papa. Le poche donne  insieme a Giovanna Sortino  e Carmelina Greco ad ingentilire l’ambiente di maschio dominio ma in fondo affabile e gioioso.

Il quiz invase inevitabilmente la RSG. I commercianti di Serradifalco facevano a gara ad offrirci i premi per i vincitori. Ne assegnavamo tanti ogni giorno. Non il solito quiz culturale riservato a pochi eletti ma uno a cui potessero partecipare tutti, proprio tutti, dai bambini alle mamme, dagli studenti ai nonni.

Fu Eugenio alias Peppe Maida tornato da poco tempo da Brescia a suggerirmi quella che poi sarà veramente una fortunata trasmissione “Caccia alla parola”; veniva letta una frase che subito veniva troncata per poi farla continuare ai radioascoltatori con la ricerca della parola giusta (un verbo, un aggettivo, un nome ecc…).

Iniziava puntualmente alle ore diciotto dopo che Filippo Difrancesco e Lorenzo Diforti avevano quasi per due ore fatto divertire, scompisciare dalle risa. Proponevano una musica pop, rock, lontana anni luce dalle canzonette, intercalando aneddoti, storie di cantanti, spesso d’oltreoceano e duetti improvvisati.

Come diversa era la musica proposta da Angelo Pio Caruso, vero DJ con il suo inglese impeccabile. Amavo chiamarlo con il suo esordio memorabile: “Angelo Pio ?Tutto per voi !”

Angelo Pio, compare dell’altro DJ Lillo Ministeri che si beccò una sospensione di qualche giorno per aver detto alla madre in diretta “Mà calaci la pasta”. Ripensandoci meritava un premio piuttosto che una punizione. Un’espressione genuina, colorita non da me compresa per il giusto valore.

E tuttora Lillo mi rimprovera l’ingiusta punizione. Privarlo del microfono per qualche giorno fu una vera e propria immeritata condanna.

La mitica lambretta verde, oggi quasi un cimelio, che mi trasportava dal Banduto alla Radio. Com’era mitica la vespa rossa di Leonardo Burgio. Leonardo tutto fare: conduttore, tecnico, meccanico, elettricista, patentato. Per Padre Zoda rappresentava un sicuro punto di riferimento. Altro punto di riferimento per lui fu Michelangelo Sferrazza che capì subito come andare d’accordo. “Michelangelo, mi raccomando in discesa spegni il motore”. La solita raccomandazione quando si utilizzava l’altro mezzo di trasporto mitico: la vecchia cinquecento bianca. Poi bisognava ricordarsi sempre di spegnere le luci della scala e delle stanze.

E quando una giovane coppia, ignara di tale precetto, si chiuse dentro una stanza con le luci accese per scambiare le dolci effusioni, Luciano Difrancesco faticò non poco per allontanare dal luogo del “misfatto” Padre Zoda  che lamentava la luce “dimenticata” accesa.

I GIOVANI DEL TEMPO

In questo breve viaggio dei ricordi, i giovani del tempo si portano ancora dentro quei momenti. Da Tanino Cino con il suo notiziario a Diego Presti con le sue colonne sonore, da Carmelo Gennuso con la sua musica classica e lirica a Luigi Pelonero con la sua musica calma e quieta quasi ad immagine del suo carattere, da Mario La Marca con le sue note non rochettare a quella melodica di ogni domenica mattina dell’innamorato Enzo Alaimo che per distrarsi del pensiero della sua Lei all’estero proponeva i successi del tempo. Erano canzoni d’amore che sparavano dritte al cuore; “Al cuore, al cuore Ramon” ma il cuore dell’innamorato aspetta sempre un dardo piuttosto che un proiettile di leoniana memoria. Da Peppe Baglio, con la musica folk, popolare, conduttore del programma “ la vucciria ” agli omonimi fratelli Enzo e Peppe Baglio aspiranti DJ, insieme a Gino sempre appartenente alla famiglia Baglio.

Quanti aficionados ! A guidare la schiera il compianto Carmelo Rosetti. La sua boutique ogni sera a microfoni spenti era il luogo per ritrovarci, per commentare, per mangiare dei buoni spaghetti rigorosamente al dente ed al peperoncino. Il suo telefono a gettoni, tanto caro, nella vecchia sartoria di Salita Calvario per le conversazioni d’amore nei rari momenti d’intimità che ci permetteva la travolgente atmosfera radiofonica.

Tra gli aficionados, Lillo Burgio fu bravo ad inserire due fantomatiche ragazze di Sant’Anna (Enna Bassa per intenderci) che dopo gli elogi di circostanza con una lettera tutta pepata mi invitavano ad un incontro. Impiegai un pò di tempo per rendermi conto dello scherzo (a parte) confezionatomi. Che amara delusione !

Fu una Radio allegra, vivace, non impegnativa, graziosa compagna di viaggio nelle ore di solitudine, di tristezza, di melanconia, ma anche ruffiana. Quanti si sono innamorati e poi sposati con la complicità della RSG !

Quante massaie ci ascoltavano. Ci facevamo compagnia a vicenda senza saperlo. Una Radio amica, genuina, sincera, fatta per la gente semplice. Oh, come catturavano le onde della Studio Giovani, ammaliavano come amori d’estate inaspettati ma sperati e tanto sognati. Dietro una nota, una storia tutta da raccontare, da vivere, da amare.    

Quella stagione è diventata un cult ! Ha rappresentato e rappresenta tutt’oggi un avvenimento, una svolta. Molti giovani (e non solo) si ammalarono della Radio. I compleanni, gli onomastici, gli anniversari di matrimonio, i nuovi amori divennero ben presto di dominio pubblico. Tutto il Paese sapeva e partecipava radiofonicamente all’avvenimento. Come furono di enorme successo i veglioni di fine d’anno organizzati dai “giovani radiofonici” e una caccia al tesoro che coinvolse l’intero paese.

Per consentire la diretta della Santa Messa domenicale, Giorgio Turrigrossa, da vero acrobata ma anche da incosciente, si arrampicò sui cornicioni della Chiesa per far passare i fili.

Ripensandoci mi vengono ancora i brividi. E da incoscienti passeggiavamo sopra la volta della navata centrale per sistemare il trasmettitore.

RADIO LIBERA

Radio pirata o Radio libera ? Si erano da poco calmate le acque, d’ora in poi sarebbe bastata una semplice comunicazione ai Carabinieri per regolarizzare la diffusione della parola e della musica (soprattutto) per i cieli italiani.

Al Sud ed in Sicilia, in particolare, il fenomeno della Radio libera doveva ancora attecchire ma già i primi germogli si notavano nelle grandi Città. Bologna fu la prima Città italiana a tentare di liberalizzare le frequenze. Era il 1974. Bisognerà aspettare il 1976 con l’intervento della Corte Costituzionale per rendere libero finalmente il pensiero tra i cieli.

Nel cuore dell’isola Radio CL 1  (a Caltanissetta) e Radio Pal (a Canicattì) cominciavano l’entusiasmante avventura radiofonica. Ci fu davvero “qualcosa di nuovo nell’aria” (lo slogan che annunciava l’inaugurazione di Radio CL 1).

Con il microfono avevo maturato qualche anno di esperienza, avevo preso già una certa confidenza.

Il “baracchino” all’inizio degli anni settanta costituì per me l’abbattimento di qualche piccolo confine vicino e talvolta anche lontano e permise di allargare le conoscenze, le amicizie. Ma era una limitata ristretta cerchia di contatti radiofonici. L’avvento della radio libera sulla frequenza modulata fu una vera e propria rivoluzione non solo generazionale ma anche sociale. Pochissime le famiglie in possesso di una radio che captasse le onde a modulazione di frequenza.

Nel 1977 il Presidente della Repubblica era Giovanni LEONE, diventato sesto Presidente il 24 Dicembre 1971 con i voti dell’allora Movimento Sociale Italiano guidato da Giorgio Almirante.

Il Governo della Nazione era stato affidato un anno prima a Giulio Andreotti che rimase in carica fino al Marzo del 1978.

In Sicilia il trentaduesimo Governo era stato affidato all’Avvocato Angelo Bonfiglio; Assessore al Lavoro fu designato il nisseno Onorevole Calogero Traina.

Bernardo Alaimo si preparava all’Assemblea Regionale amministrando per la seconda volta consecutiva la Città di Serradifalco. Nella sua Giunta Michele Ricotta che dopo Bernardo Alaimo occuperà uno scranno a Sala d’Ercole.

La Juventus quell’anno vinse il suo diciassettesimo scudetto, mentre in Serie B il Palermo riusciva a salvarsi, il Catania veniva retrocesso in Serie C.

La Falchetti, guidata da Peppe Lomanto, calcava dignitosamente i malandati campi di calcio della seconda categoria. Le radiocronache in diretta delle partite casalinghe, del giro ciclistico delle tre province (Agrigento- Caltanissetta – Enna) con Rosario Fina, in erba, a sfidarsi con Felice Alaimo caratterizzavano i pomeriggi domenicali sportivi. Fu allestita in occasione del giro ciclistico una radiomobile d’altri tempi con alla guida Michelangelo Sferrazza e Tanino Cino a fare da navigatore ed io il “Ferretti” della situazione.    

Molti di noi frequentavano le superiori. La TV di Stato (1° e 2° canale) trasmetteva dalle ore diciassette in poi tranne la domenica (Domenica In) con inizio alle ore quattordici. E per la radio di Stato in onde medie, esclusa la Hit Parade di Lelio Luttazzi e poche altre trasmissioni (i dischi caldi di Giancarlo Guardabassi), la musica leggera era merce rara.

Se si voleva apprezzare un motivo bisognava ricorrere al Juke box o al giradischi. Ma con le tasche vuote non potevi imbucare nemmeno il gettone nel Juke box né tantomeno comprare i dischi.

LA RICHIESTA “ZICCUSA”

La Parrocchia restava il luogo più frequentato non foss’altro perché d’inverno ti offriva un spazio al chiuso per incontrarsi, per giocare al bigliardino. Troppo poco. Troppo freddo nelle stanze. Molta noia, tanta voglia di fare qualcos’altro. E in una sera d’inverno proposi a Padre Arciprete, Don Salvatore Zoda, che ci pensasse la “Cassa” della Chiesa a regalarci il giocattolo.

Del resto con gli introiti pubblicitari la spesa sarebbe stata in poco tempo ammortizzata.

Eravamo molto diffidenti: il “si” strappato a Padre Zoda sembrò un “sì” per non dispiacerci. Ma Padre Zoda ben presto si rese conto che non avrebbe avuto vita facile. La richiesta divenne “ziccusa” e in poco tempo con qualche viaggio a Canicattì per definire le questioni tecniche oltre che economiche “babbo natale” arrivò nell’Aprile del 1977. E meno male che arrivò sul finire dell’anno scolastico poiché da allora in poi lo studio venne di botto abbandonato. Scelsi di chiamare la Radio “Studio Giovani” poiché eravamo solo giovani (in molti) tra l’altro minorenni. Il giocattolo era arrivato oltre ogni speranza. Difficile da gestirlo. Entrava in ogni casa. Mezzo suadente, travolgente e straordinario. Furono acquistate e vendute centinaia di radioline portatili per consentire a molti di ascoltarci.

Non mi rendevo conto di quello che da lì a poco avrebbe potuto  rappresentare la RSG a Serradifalco. Occorreva un minimo di programmazione, una minima struttura redazionale, una buona dotazione di  dischi con le novità dell’estate.

Con un pò di buona volontà le prime due condizioni si poterono soddisfare, difficile, per la mancanza di risorse (tasche assolutamente vuote), la terza.

Padre Zoda che aveva da poco scucito qualche milione di lire non gradì molto l’ulteriore richiesta di spesa per le novità discografiche.

Una o due manifestazioni di sciopero (radio muta) lo costrinsero all’esborso. E subito il viaggio in autobus verso Caltanissetta per le novità e per qualche raccolta. La fonte di approvvigionamento di dischi fu Borino Butera che si divise il compito con Gioacchino Licalsi (‘u zi Iachinu), che nel giorno di chiusura (il martedì) del suo Bar di Via De Gasperi  ci consentiva di mandare in onda le primizie canore.

Ogni conduttore (era quasi un imperativo) doveva portare i propri dischi. Lillo Gruttadauria, tra una pizza ed un’altra, sfornava anche dischi quattro gusti . Così come erano di tutti i gusti anche le canzoni proposte da Lillo Cordaro, Roberto Papa, Totò Chiolo e Lillo Safonte.  Le loro erano trasmissioni dolci – tutta musica “anima e core”.

E ora il ricordo và a chi inaspettatamente e prematuramente ha preferito girare le spalle e salutarci: Dino Punturello, molto tempo fa e solo da poco Leonardo Palermo. Ragazzi miti, semplici, con tanta voglia di esserci. Nell’album dei ricordi meritano una particolare menzione per aver contribuito alla nascita ed alla crescita della RSG Peppe e Michele Divita nonché Lillo Pelonero, Michele Burgio e Jò detto l’americano. Ed infine Raffaele Perfetto (che piazzò, insieme all’altro acrobata, Giorgio Turrigrossa, l’antenna della Radio sopra il tetto della Chiesa) e Vincenzo Arnone impiegati da Padre Zoda a rinfrescare le pareti delle stanze.

Quante cose abbiamo imparato. Quanto ci ha insegnato la Radio ! La politica non ci sfiorò per scelta e anche perché i politici del tempo non diedero molta importanza al mezzo che dopo qualche anno (insieme alla TV libera) avrebbe influenzato le scelte degli italiani.

Cominciammo nel nostro piccolo ad assaggiare il fascino della popolarità. Quanti amori attraverso la RSG. Le dediche cifrate, anonime. Le frasi a doppio senso, le promesse per l’eternità; gli amori tra i vetri divennero ben presto amori nell’etere. Avevamo riempito, finalmente, i giorni, il nostro tempo. Giorni pieni di colori, spensierati, d’innamoramenti fugaci ma comunque teneri ed infantili.

La RSG ci ha cambiato la vita, ci ha radicalmente trasformati.

Decisi di applicare delle regole rigide non scritte per frenare gli eccessi di gioventù, per dare un tocco di serietà alla Radio. Penso che alla fine ci sono riuscito. Sentivo la Radio come una mia creatura, ne ero profondamente geloso ma al contempo capivo anche che i pochissimi mezzi a disposizione (inizialmente non avevano nemmeno un mangianastri professionale per mandare in onda le audiocassette) non ci avrebbero consentito di fare il salto di qualità seppure il bacino di ascolto comprendeva gran parte del Vallone.

FINE DI UN’ESTATE

La scuola in quei tempi iniziava il primo di Ottobre; ma proprio quell’anno decisero di farla iniziare a Settembre.  Avevo deciso di andarci ad Ottobre poiché non accettavo l’anticipata apertura. La mancanza d’acqua, come al solito, fece slittare l’inizio dell’anno scolastico comunque ad Ottobre.  Quella volta benedissi il male endemico siculo. Caltanissetta veniva raggiunta con i vetusti mezzi dell’allora Società di Trasporti Ala-Vit. Il “bis” delle ore 14:15 era il preferito da me e dai miei compagni liceali anche quando ci pioveva dentro. Ritenevamo, sia pure un carrozzone, che impiegasse meno tempo. Solo un’illusione !

La Radio rappresentò una palestra fisica (poche ore di sonno) ma soprattutto mentale. Mi avvolse e pur essendo a contatto con il mondo esterno non lo frequentai. Sentivo il peso di un mezzo di comunicazione per me tutto da scoprire. Ne ero affascinato, innamorato fino al punto di esserne completamente travolto. Molte notti furono “bianche” come quelle di Bonnie Tyler che con il brano It’s A Heartache s’impadronì della mia mente.

L’estate finì ! Mi dovevo preparare per gli esami di maturità. Non potè mancare il consiglio dell’indimenticabile Prof. Carmelino Difrancesco: non farti distrarre dalla Radio – ammonì ! Mai ammonimento fu così prezioso.

Una primavera e un’estate quelle del settantasette lunghissime. Furono intense quelle stagioni. Le altre che seguirono si somigliarono ma quelle furono irripetibili, ineguagliabili, mi sono rimaste dentro come un segno indelebile.

(La Radio) Vive ogni giorno con me nella nostalgia della memoria.


ANEDDOTI E RICORDI

Contributi di Cettina Gibaldi, Tanino Cino, Filippo Difrancesco e Lorenzo Di Forti , Silvana Papa


Come ogni brava conduttrice, bisognava trovarsi un nome d’arte: Sandra mi sembrava rendesse bene l’idea di persona di una certa “stazza”.

Era un vezzo e non certo la necessità di avere mentite spoglie perchè, già dalla prima puntata, tutti sapevano chi fossi.

Insieme a Silvana Papa alias Mirella, conducevo un programma di mezza mattina “Noi e….” dove, fra una canzone e un’altra, affrontavamo un argomento al giorno. Era il periodo degli attentati delle B.R. e di altri gruppi terroristici: spesso a scuola arrivavano telefonate minatorie ed i presidi facevano evacuare gli edifici così, quando anche alla R.S.G. arrivò la telefonata: “c’è una bomba nello studio…”, i più creduloni, fra i quali io, uscimmo di casa. Ma avevo appena messo piede nel cortile la stessa voce, con un’altra telefonata, rassicurava: <<La “bomba” è appena uscita dallo studio!>>. Il riferimento a me era chiaro!

All’inizio le pubblicità si leggevano fra una trasmissione e l’altra, ma quando poi si decise di registrarle, inventando frasi ad effetto e creando rumori di ambientazione, tutto divenne più divertente.

Le dolenti note erano i balbettamenti e le “ papere” che ti costringevano a ricominciare da capo per più volte.

Era tempo di saldi ed in una pubblicità da registrare, Silvana scuoteva un lamierino che emetteva rumore come di tuono mentre io dovevo dire “…..è pericoloso avvicinarsi”. Erano le ultime battute in coda ad un copione di due pagine ed era forse la decima volta che tentavamo di ultimare la registrazione. Stavamo concludendo senza nemmeno un tentennamento vocale o una “papera” quando……” tuono; io dico “….è avvicinoso pericolarsi…..”.

Risata generale irrefrenabile. Per quel giorno era meglio lasciar perdere. Solo Luca Giurato è riuscito a battermi ! E dire che ci prendevamo sul serio: sciorinavamo scioglilingua, mangiavamo mentine e sarde salate di cui solo chi è del mestiere ne conosce l’utilità !

Cettina Gibaldi


Nel 1977 gli spot pubblicitari non erano registrati ma letti in diretta. Considerato che non erano neanche scritti molto bene, un giorno arrivai di corsa per leggere la pubblicità scambiando il simbolo della percentuale nel numero 90, pubblicizzando, quindi, uno sconto del 90% che la ditta interessata non aveva mai avuto l’intenzione di applicare.

La pubblicità di uno studio fotografico della provincia di Agrigento, presentava parecchi problemi di lettura. La denominazione “fotocinepicipo”, così si chiamava la ditta, bloccava sul nascere la recita dello spot. La ditta, naturalmente, ha immediatamente disdetto il contratto.

Tanino Cino


Erano caldi quei pomeriggi, assolati, con l’aria tremante che ingannava la vista.

Ma non si sentiva la fatica o la stanchezza, c’era un’altra fiamma che ci bruciava dentro: quella della passione e della scoperta.

La passione era nata tempo prima e ci aveva ineluttabilmente rapito, si trattava della musica quella con la M maiuscola. La musica che ti prende e ti trasporta in altri luoghi, che ti invita a riflettere e ti insegna che puoi iniziare a pensare con la tua testa.

Eravamo i figli degli anni più splendenti del rock, eravamo i figli di un fiume di note e di ritmi che ci avrebbero travolto e segnato e che oggi ci rendono disincantati.

La scoperta era la possibilità di dire quello che si sentiva dentro, diffonderlo e condividerlo con altri.

Era il profumo di una nuova libertà, potersi librare in aria pur restando seduto sulla sedia, chiuso nella stessa stanza.

No, non si  sentiva la fatica ed in quei pomeriggi bollenti si sceglievano i dischi, ci decidevano improbabili scalette, si settavano i comandi: “set the control for the heart of the sun” (prepara i controlli per il cuore del sole) cantavano a quel tempo i Pink Floyd.

Accompagnati da un’ansia felice portavamo sotto braccio cataste di LP e musicassette (oggi roba da collezionisti) ed iniziava il rito.

E si andava avanti fino a sera, si aiutava qualcun altro, si preparava una bozza per il giorno dopo, si discuteva all’infinito di idee e progetti destinati spesso a restare tali in eterno ed essere custoditi come un caro ricordo nelle nostre menti.

Non si  sentiva la fatica, stavamo vivendo un incanto, noi costruivamo qualcosa senza avere mattoni, viaggiavamo a lungo senza avere biglietti, navigavamo nel mare aperto senza avere una sola vela.

Crescevamo e la radio, quella radio, la nostra radio per un po’ ci ha fatto compagnia ed è cresciuta con noi.

Gia, con noi. Non soltanto noi due, ma tutti quelli che ruotavano attorno a quella “idea”.

Ci sentivamo vicini, uniti, come parte di un gruppo in perenne mutazione.

La radio, quella radio, la nostra radio ha dato una chance alle nostre potenzialità e forse per la prima volta sentivamo di aver portato a termine qualcosa con le nostre forze.

E’ stato così che in quei pomeriggi assolati, cocciutamente entusiasti, mai stanchi, abbiamo inseguito il nostro sogno, siamo cresciuti e cambiati noi due assieme a tutti gli altri ed alla musica e la radio, quella radio, la nostra radio ci accompagna oggi con la forza di un magnifico ricordo.

Lorenzo Diforti e Filippo Difrancesco.


Era un caldissimo pomeriggio d’estate, io e Cettina Gibaldi eravamo state chiamate all’ultimo minuto per sostituire un conduttore, che aveva avuto un imprevisto. Essendo due ragazzine alle prime armi e non avendo preparato nulla, decidemmo di mandare musica intercalando qualche lettura tratta da una “settimana enigmistica” lasciata in radio.

Durante la lettura di un piccolo brano, incappammo in un numero con tante cifre. Lì per lì ci trovammo in difficoltà a leggerlo e fummo prese dallo “sciddricu” ovvero italianamente parlando da un’irrefrenabile risata; non potendo andare avanti decidemmo a gesti di mettere un disco e lasciar perdere. Immediatamente arrivò la telefonata di una radioascoltatrice che ci investì di  improperi perché voleva conoscere il seguito di quella lettura. Ci sembrò una reazione spropositata, considerando tra l’altro che noi eravamo intimamente convinte che nessuno prestasse attenzione a quello che dicevamo. Ricomposte, riuscimmo a completare la lettura. Tempo dopo, la giovane signora in questione, incontrandomi si presentò e si scusò per l’accaduto. Mi spiegò che per lei come per tanti ascoltare la radio costituiva l’unico passatempo di giornate noiose, in solitudine e senza alternativa. Ciò mi ha dato la misura dell’importanza, spesso ignorata o non compresa, della radio in quel particolare periodo.

Silvana Papa

 

    Alcuni programmi sono ascoltabili in Real Stereo Pagine ottimizzate per